Le attese per i mondiali 2034 si fanno sempre più intense, con impatti che vanno ben oltre il campo di gioco. In un contesto di grande fermento, l’Arabia Saudita ha da poco comunicato che i suoi stadi non ospiteranno la vendita di alcolici. Le regole non cambiano, evidenziando una netta differenza rispetto ad altre nazioni più liberali. Qui, anche nei luoghi di lusso come hotel e ristoranti, l’alcol non sarà disponibile. Un annuncio che suscita interrogativi e curiosità tra i fan delle competizioni calcistiche.
Il divieto di consumare bevande alcoliche durante i mondiali di calcio 2034 in Arabia Saudita è una decisione che colpisce inevitabilmente i tifosi e appassionati. La FIFA, pur non avendo rilasciato dichiarazioni ufficiali, pare stia seguendo l’esempio del Qatar nel 2022, dove la situazione si era rivelata complessa e controversa. Durante quell’evento, i vertici della federazione avevano tentato di vendere birra negli stadi, ma all’ultimo momento, la famiglia al potere in Qatar aveva imposto restrizioni. Questo portò ad un’importante rimozione di fusti di birra, una manovra che non solo deluse molti, ma costò alla FIFA circa 50 milioni di sterline in risarcimenti.
In questo frangente, la Federazione calcistica mondiale ha probabilmente imparato che diplomazia e rispetto delle tradizioni locali sono fondamentali per il successo di eventi così prestigiosi. Sebbene molti tifosi sperassero in una maggiore flessibilità per il 2034, il governo saudita si è mostrato fermo sulle sue posizioni. Per adesso, l’unico luogo in cui sarà possibile acquistare alcol è un negozio di Riyadh, ma le vendite sono riservate a diplomatici non musulmani e sotto severi controlli. Questo scenario implica che per molti spettatori, l’idea di gustarsi una birra durante la partita resta un sogno irraggiungibile.
L’esperienza del Qatar ha portato la FIFA a riconsiderare le sue scelte in vista dell’imminente competizione. Infatti, non solo il tema della vendita di alcolici è stato messo in discussione, ma anche la responsabilità sociale dell’organo calcistico è stata messa sotto osservazione. Diverse fonti hanno riferito che la Federazione ha intenzione di mantenere il divieto e non intende fare pressioni sul governo saudita per modificare la normativa esistente.
Possiamo interpretare questa decisione come un segnale di maturità della FIFA, che, dopo la controversia in Qatar, ha deciso di non inciampare nuovamente negli stessi errori. Tuttavia, resta da capire come il pubblico reagirà di fronte a questa situazione. I fan potrebbero trovarsi a dover affrontare un impatto notevole sulle loro abitudini: chi ama godersi una bevanda mentre assiste alle partite dovrà rivedere i propri programmi e scoprire nuove modalità di fruizione degli eventi sportivi. Mancando i consueti eventi legati a festeggiamenti e convivialità che si accompagnano all’alcol, i supporter saranno costretti a trovare alternative per vivere la passione per il calcio.
Il problema del divieto di alcol è solo una delle tante polemiche che circondano i mondiali 2034. Le criticità legate ai diritti umani nel regno saudita sono una questione decisamente più seria e richiamano diretta attenzione da parte di organizzazioni internazionali come Amnesty International. Diverse ONG hanno già pubblicamente espresso le loro preoccupazioni riguardo le possibili conseguenze per i lavoratori migranti, che rischiano di affrontare situazioni di sfruttamento, e in alcuni casi necessitano di sistematici abusi.
Amnesty ha messo in luce le evidenti mancanze nella gestione dei diritti umani in Arabia Saudita, affermando che la FIFA ha la responsabilità di influenzare e richiedere riforme significative da parte del governo locale. Le organizzazioni evidenziano come, ignorando questi diritti, la FIFA potrebbe trovarsi a dover affrontare una denuncia di complicità nelle violazioni dei diritti umani che si verificheranno in relazione all’evento sportivo. La FIFA, perciò, dovrebbe considerare seriamente tali preoccupazioni prima di procedere coi preparativi, per non trovarsi nuovamente in una tempesta di critiche.
Questo mix tra sport, cultura e responsabilità sociale rendono i mondiali 2034 una manifestazione non solo di sport, ma anche di potere, aspettative e, soprattutto, di salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone. Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi potrebbero segnare un punto cruciale nella storia del calcio e dei diritti umani.