Nel 2024, emergono dati allarmanti riguardo il disagio economico degli italiani in relazione all’accesso alle cure e ai farmaci. Circa 463 mila persone hanno dovuto ricorrere a strutture assistenziali convenzionate con il Banco Farmaceutico, trovando così una via per ricevere farmaci e cure gratuite, una situazione che mostra come sempre più connazionali non possano permettersi le terapie necessarie. L’inflazione, i salari stagnanti e le lunghe attese nei nosocomi, esplose dopo il drammatico periodo pandemico, hanno spinto molte persone a rinunciare a curarsi o a comprare farmaci essenziali.
L’ultimo rapporto “Tra le crepe dell’universalismo – Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia“, curato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, offre uno spaccato impietoso della situazione. In questo lavoro si mette in luce che, rispetto all’anno precedente, l’8% in più della popolazione si è rivolto ad enti per ricevere medicinali, una chiara indicazione di un aumento del bisogno. La crisi sanitaria che si sta delineando porta con sé il dolore e la frustrazione di coloro che vedono le proprie possibilità di accesso alle cure ridotte a causa di motivi prettamente economici.
Molti italiani, per sopravvivere al carico crescente delle spese farmaceutiche, optano per un silenzioso abbandono della salute. La scarsa disponibilità finanziaria diventa un veto all’accesso ai medicinali, e ciò si traduce in scelte drammatiche: rinunciare a visite mediche o a terapie necessarie. Questo non è solo un problema individuale ma un atto che coinvolge l’intera comunità e le sue strutture di supporto.
I dati parlano chiaro: il crescente costo dei farmaci sta facendo tremare i bilanci familiari italiani. Il rapporto sottolinea un notevole aumento della spesa per i prodotti farmaceutici, che nello scorso anno ha raggiunto i 10,65 miliardi di euro, rispetto ai 9,91 miliardi dell’anno precedente, con un incremento complessivo di 731 milioni di euro. Questa crescita esponenziale non è più sostenibile per molte famiglie, che si trovano a dover far fronte a spese che colpiscono in modo sproporzionato le loro risorse economiche.
Non si tratta solo di numeri: dietro ogni dato, ci sono storie di vita. Dati rivelano che, dal 2017 al 2023, la spesa farmaceutica delle famiglie è balzata in avanti di ben 2,576 miliardi di euro, rappresentando un aumento del 31,9%. Tale situazione ha pesato maggiormente sulla fascia maschile, che costituisce il 54% del campione analizzato, mentre le donne sono pari al 46%. Ma attenzione, i più vulnerabili in questo scenario sono i bambini: infatti, 102 mila minori vivono in condizioni di povertà sanitaria, un fatto che dovrebbe far riflettere profondamente.
La rinuncia a cure e visite mediche è un fenomeno in forte espansione. L’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti dati inquietanti, secondo cui il 7,6% della popolazione nel 2023 ha dovuto dire no a terapie e controlli di salute, un incremento rispetto al 7,0% del 2022. Questa percentuale si traduce in numeri sostanziali: circa 4,5 milioni di persone, 372 mila in più rispetto all’anno precedente, si trovano a dover rinunciare a visite mediche, accertamenti diagnostici e terapie cruciali.
Le ragioni sono molteplici: motivi economici, lunghe liste d’attesa e difficoltà nell’accesso alle strutture sanitarie. È un problema complesso, che coinvolge non solo la capacità economica delle persone, ma anche l’organizzazione del sistema sanitario, sempre più sotto pressione. Ciò che emerge è un quadro preoccupante che richiede attenzione immediata da parte delle istituzioni e della società. Le statistiche mostrano chiaramente quanto sia fondamentale affrontare questa crisi con nuove politiche e strumenti, affinché il diritto alla salute possa davvero essere garantito per tutti.