L’orso M91: la tragica fine di un’icona della fauna selvatica

L’animale è stato abbattuto nella notte, seguendo un ordine firmato dal presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, legato a preoccupazioni per la sicurezza pubblica. Questa vicenda si colloca all’interno di un dibattito acceso e delicato riguardante il rapporto tra umani e fauna selvatica, specialmente in un territorio come quello del Trentino, noto per la sua ricca biodiversità.

Abbattimento dell’orso M91: Le ragioni

L’abbattimento dell’orso M91 si è reso necessario, secondo quanto comunicato dalla provincia di Trento, in virtù delle disposizioni contenute nella legge provinciale 9/2018. Questo intervento è stato intrapreso per garantire la sicurezza della cittadinanza, un aspetto che, a quanto pare, è diventato sempre più cruciale. A tale proposito, la provincia ha fatto riferimento al Pacobace, ossia il piano interregionale per la salvaguardia dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali. M91 si era distinto per un comportamento considerato pericoloso, in particolare per aver seguito a lungo una persona durante la primavera e fatto diverse incursioni in aree abitate nel corso dell’estate e dell’autunno. Tuttavia, la decisione di abbatterlo ha sollevato numerose polemiche e critiche da parte di alcune associazioni animaliste.

La provincia ha classificato l’orso come “pericoloso“, utilizzando una scala di valutazione che va da 1 a 18, con M91 che ha raggiunto il grado 16. Questa classificazione ha spinto le autorità ad adottare misure drastiche, temendo che potessero verificarsi eventi di maggiore gravità rispetto a quelli già documentati. Tuttavia, nonostante la giustificazione legata alla sicurezza, le voci contrarie non si sono fatte attendere. Alcuni critici sostengono che l’approccio adottato non consideri adeguatamente le possibili alternative all’abbattimento, come metodi di gestione della fauna selvatica più sostenibili e rispettosi.

La storia di M91 e i suoi incontri

L’orso M91, nato nel 2022, aveva un radiocollare che ne monitorava la posizione fin dal 16 ottobre. Questa misura era stata adottata per osservare il suo comportamento e valutarne la pericolosità, specialmente dopo l’incidente del 27 aprile, quando aveva inseguito un turista nella Valle delle Seghe, al di sopra di Molveno. Da allora, l’orso era stato localizzato più volte nelle vicinanze di abitazioni umane, attirato dalla disponibilità di cibi di risulta legati all’attività umana. Questi incontri ravvicinati hanno allarmato le autorità locali e hanno portato a decisioni che ora risultano tragicamente finalizzate all’abbattimento dell’animale.

Questo evento fa parte di una serie di operazioni simili: M91 è, infatti, il terzo orso abbattuto quest’anno in Trentino, dopo M90, ucciso a febbraio, e la femmina KJ1, coinvolta in un attacco a un turista francese a luglio. Queste notizie hanno riacceso discussioni su come affrontare il delicato equilibrio tra sicurezza umana e conservazione della fauna selvatica. La sfida sembra essere trovare soluzioni che possano tranquillizzare i residenti senza ricorrere a misure così estreme.

Le reazioni e le polemiche

La notizia dell’abbattimento dell’orso M91 ha suscitato forti reazioni nel dibattito pubblico, con molte personalità e associazioni che hanno espresso il loro dissenso, tra cui Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana difesa animali e ambiente. Secondo Brambilla, il provvedimento rappresenta un fallimento delle istituzioni, che dovrebbero proteggere gli animali invece di condannarli a morte. Nelle parole di Brambilla, l’abbattimento di M91 è solo l’ennesima dimostrazione di una “ossessione” da parte dei politici locali, e la mancanza di alternative non violente come cassonetti anti-orso o aree protette dimostra una negligenza strutturale.

Dal canto suo, la provincia di Trento ha difeso le proprie scelte, sostenendo di aver agito nel migliore interesse della sicurezza pubblica. L’uso di misure preventive e la creazione di corridoi faunistici per garantire il benessere degli animali in libertà sembrano tuttavia essere stati messi in secondo piano, aumentando le tensioni tra i gruppi di protezione degli animali e le autorità locali. Con la possibilità di ricorsi legali in atto, si prevede che il dibattito sulla gestione della fauna selvatica in Trentino continuerà a essere al centro della cronaca locale, evidenziando le differenze di opinione su come gestire una questione che è diventata sempre più complessa.

In questo clima di contrapposizione, la storia di M91 resterà come un emblematico esempio delle sfide e delle responsabilità legate alla coesistenza tra umani e animali selvatici, ponendo interrogativi sulle scelte future da compiere in un mondo che è in costante cambiamento.

Published by
Ludovica Rossi