È con grande tristezza che si apprende della scomparsa di Iole Mancini, una figura che ha rappresentato un’importante memoria storica dell’Italia e della sua resistenza contro il nazifascismo. A 104 anni, Iole ha lasciato un’eredità che trascende il tempo e continua a risuonare nelle generazioni future. La sua vita, caratterizzata da una lotta coraggiosa per la libertà, si è spenta nella serata del 2 dicembre 2024, nella sua abitazione nel cuore del quartiere Balduina, a Roma. Non solo è stata una partigiana, ma anche una testimone delle atrocità perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare all’interno dei terribili eventi che hanno segnato la prigione di via Tasso.
Iole Mancini è nata il 19 febbraio del 1920 a Nemi, un piccolo paese nei pressi di Roma. Giovanissima, ha aderito alla causa partigiana partecipando attivamente alla Brigata Garibaldi. Il suo compito, quello di staffetta, non era affatto semplice, ma richiedeva audacia e determinazione. Trasmettere messaggi tra i vari gruppi partigiani era pericoloso, soprattutto in un contesto in cui la cattura significava torture e morte.
Una parte rilevante della sua vita si intreccia con quella del marito, Ernesto Borghesi, un eroe della resistenza che ricevette la Medaglia d’Argento per il suo coraggio. In particolare, Borghesi partecipò all’azione di Via Rasella e al tentativo di attentato contro il figlio di Mussolini. La storia di Iole è narrata nel libro “Noi, Partigiani”, dove emerge il suo spirito indomito e la sua tenacia nel non cedere nemmeno sotto le più terribili delle torture.
L’inferno di via Tasso
Il ricordo di via Tasso è indissolubilmente legato al destino di molti partigiani e a quello di Iole stessa. La prigione, utilizzata dai nazisti, è diventata un luogo emblematico, simbolo della brutalità dell’occupazione. Qui, Iole fu catturata e sottoposta a interrogatori terribili, effettuati dal famigerato Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine. La pressione e le sofferenze inflitte a Iole erano finalizzate a strapparle informazioni sulla posizione del marito, ma nessun tormento riuscì a piegarla. La sua resistenza rimane un esempio di grande coraggio e integrità, un chiaro segno di quanto possa essere forte e inflessibile lo spirito umano di fronte all’oppressione.
Un messaggio per le nuove generazioni
Negli ultimi anni della sua vita, Iole ha sentito un forte imperativo a trasmettere le sue esperienze alle giovani generazioni. In questo contesto, scrisse una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nella missiva, si lamentava della difficoltà da parte dell’Anpi di entrare nelle scuole per raccontare la storia della Resistenza. Una questione che ha suscitato l’attenzione del capo dello Stato.
Nel giugno del 2022, ha avuto l’opportunità di incontrare Mattarella al Quirinale. Quel giorno, il presidente ha stigmatizzato l’importanza della testimonianza di Iole, evidenziando come i giovani spesso non comprendano la verità di una dittatura o le atrocità di una guerra. Le sue parole risuonano ancora oggi, come un forte richiamo alla memoria storica e alla necessità di non dimenticare il passato. L’eredità di Iole Mancini resta viva e sarà fondamentale per mantenere viva la flama della memoria e della resistenza contro l’ingiustizia.