Il mondo degli affitti brevi ha preso piede in modo davvero sorprendente in molte città, spingendo i proprietari a sfruttare ogni angolo disponibile. Questo fenomeno, peraltro, ha causato un acceso dibattito sul tema dell’overtourism e delle sue conseguenze sulle comunità locali. A Firenze, ad esempio, un laboratorio artigiano, trasformato in alloggio per turisti, ha catturato l’attenzione dei media e dei cittadini. Negli ultimi tempi, infatti, si è assistito ad un’esplosione del mercato degli affitti brevi, anche per spazi inconsueti. Ecco la storia di questo particolare immobile.
È straordinario pensare a come un laboratorio artigiano, situato in via dei Pepi, possa essere utilizzato per ospitare turisti provenienti da ogni parte del mondo. La peculiarità? Questa “abitazione” non ha finestre. La luce entra attraverso vetri opachi sul portone di legno, mantenendo la privacy degli ospiti. Nonostante la mancanza di finestre, il locale offre un cucinotto dotato di un piccolissimo tavolino e un divano letto. Addirittura, c’è una camera matrimoniale, anch’essa priva di finestre. Un’impostazione singolare, ma la sua posizione strategica in una nota strada fiorentina sembra attrarre turisti a caccia di un’idea unica di soggiorno.
Gli affitti oscillano tra i 150 e i 180 euro a notte, a seconda della stagione, dimostrando come anche spazi non convenzionali possano generare guadagni significativi. Questo laboratorio ha fatto parlare di sé anche durante una puntata del programma Rai “Porta a Porta“, andata in onda l’11 dicembre, dove si discuteva problematiche come l’overtourism e l’invasione degli affitti brevi. Qui il proprietario, peraltro, difende la sua decisione di affittare questo strano tasca rivelando che si tratta di una “regolare abitazione” in grado di ospitare ben quattro posti letto. Un modo, senza dubbio, per giustificare la non convenzionalità della sua offerta.
Ma quali sono i veri guadagni derivanti dall’affitto di un laboratorio trasformato in “appartamento”? Facendo due calcoli, si stima che il proprietario possa guadagnare circa 18 mila euro all’anno per un immobile che viene affittato solo per cinque mesi e mezzo. Molti dubitiamo che una famiglia preferirebbe affittare un locale privo di finestre, ma per il proprietario questo non è nemmeno un problema: il suo obiettivo sono i turisti.
Eppure, nonostante le apparenze, la schematizzazione dei ricavi deve tener conto della cedolare secca e delle percentuali da versare ai vari portali online, i quali facilitano la pubblicità e le prenotazioni. Tuttavia, il guadagno rimane elevato, lasciando presupporre che l’incontro tra domanda e offerta sul mercato degli affitti brevi sia ancora forte, malgrado il tema dell’overtourism. Il proprietario, infatti, manifesta poco interesse ad affittare a famiglie residenti, affermando che spesso chi occupa un’immobile di lungo termine non paga mai l’affitto regolarmente e può diventare difficile da allontanare.
Dal canto suo, il fenomeno degli affitti brevi produce effetti significativi. Gli studenti e le famiglie spesso si trovano costretti a cercare abitazioni fuori città, dato che i prezzi delle sistemazioni turistiche hanno alzato le barre e reso impossibile per molti giovani nel fiorentino trovare un luogo in cui vivere. Non è una novità che le città d’arte stiano affrontando questo grave problema; gli affitti brevi, sebbene portino profitto ai proprietari, influenzano negativamente il mercato immobiliare locale.
Diversi esperti e cittadini hanno iniziato a porre l’attenzione su questa situazione in crescita. A Firenze, dove il turismo è una delle principali risorse economiche, il timore è che il panorama urbano possa essere sacrificato sull’altare dell’effimero e del profitto rapido. L’edificabilità del centro storico è sotto attacco. In questa situazione, le dinamiche della vita quotidiana potrebbero subire un grave cambiamento, mettendo a rischio anche le tradizioni locali e le comunità stesse.
In sintesi, la storia di questo laboratorio trasformato in affitto turistico è solo la punta di un iceberg che nasconde questioni molto più profonde e complesse. Mentre i proprietari cercano di trarre il massimo profitto da spazi atipici, bisogna chiedersi: quale sarà il destino delle città nelle mani di un turismo sempre più invasivo?